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EVGENY ANTUFIEV
Dead Nations: Golden Age Version
curated by Marina Dacci
September 21 > October 27, 2019
What of our history should we put in a Time capsule?
What traces are we leaving behind?
The church of San Giuseppe delle Scalze opens its doors to the works by Evgeny Antufiev in its mysterious semi-darkness and its open wounds.
The project is an inventory, a distillation of our identity, a visual narrative of values, frailty, yearning for power and immortality, which have marked our history. … Antufiev leaves traces, a sort of “legacy” from a dead, or soon to end, epoch, which however yearns to speak to posterity, driven by a sort of horror vacui, the fear of disappearing and becoming extinct.
The artist has to engage with a religious architecture; he explores the idea of a church meant not only as a place of worship, but also as the repository of a narrative of the human history, the essence of humanity: replete with signs and secrets to unveil. Space is explored as a Time capsule, a spacecraft bringing travelers from the future to discover artifacts and symbolic objects testifying of what humans have made and left behind. The notion of immortality in memory is not new: here Antiquity and the Futuristic blend together in a sort of game surrounded by mystery.
The entire exhibition is a tale open to multiple interpretations which deconstruct the spatiotemporal dimension where energy develops in a circular process, also thanks to a formal intermingling of pop with a reinterpretation of classical culture.
Excerpt from Marina Dacci's text
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EVGENY ANTUFIEV
Dead Nations: Golden Age Version
curata da Marina Dacci
21 Settembre > 27 Ottobre, 2019
Cosa mettiamo della nostra storia in una capsula del tempo?
Che tracce lasciamo?
La chiesa di San Giuseppe delle Scalze accoglie le opere di Evgeny Antufiev nel mistero della sua penombra e delle sue ferite.
Il progetto è un inventario, una spremitura della nostra identità, una narrazione per immagini di valori, fragilità, desiderio di potere e di immortalità che hanno caratterizzato l’andamento della nostra storia. … Antufiev lascia tracce, una sorta di “eredità” di un’epoca finita o che sta per finire, ma che ha l’ambizione di rivolgersi a una qualche posterità, spinta da un horror vacui per paura di scomparire, di estinguersi.
L’artista si confronta con un’architettura religiosa; si interroga sull’idea di chiesa intesa non solo come luogo di preghiera, ma come depositaria di un racconto della storia umana, dell’essenza dell’umano: pregna di segni, di segreti da scoprire. Declina lo spazio come una capsula del tempo, una navicella in cui chi giunge dal futuro rinviene artefatti e oggetti simbolici che testimoniano ciò che l’uomo ha prodotto e ha voluto lasciare nel suo passaggio. L’immortalità nella memoria è cosa nota: qui Antico e Futuribile si mescolano in una sorta di game in cui aleggia il mistero.
Tutta la mostra è un racconto aperto a interpretazioni multiple che scardinano la dimensione spazio temporale in cui l’energia si sviluppa in un processo circolare grazie anche a una commistione formale tra il pop e la rilettura della cultura classica.
Estratto di Marina Dacci