Michele Guido
taphrina deformans garden project_2021
September 28 > December 1, 2021
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z2o Sara Zanin is pleased to present taphrina deformans garden project_2021, third solo exhibition by Michele Guido (Aradeo, 1975).
Borrowing its title from the fungus ascomycete Taphrina deformans, able to attack the leaves of peach and vine making them bullous, the project articulates the spaces of the gallery through an ensemble of photographic and installation works that develop around three main elements of Michele Guido’s research: the architectural space intended as a built space, and for this reason subject to sedimented anthropological processes; the natural ecosystems and the possibilities of interchange between them and the built architectures, according to a geometrization of the space that crosses the history of man arriving to the present day; the garden to be understood as a place functional to a deep reflection on biodiversity and on the concept of climax related to the ecosystem balances.
For years interested in collecting and documenting, through an analytical study, many of the processes that manifest themselves within the natural world producing phenomena of change and transformation, Guido preserves his own personal archive: the repository thus becomes a tool of investigation on the world, on processes and what derives from it. By referring to the archive as a cognitive repository, the artist looks at the implicit potentialities of privileged access to knowledge tools.
How does man employ the investigative tools he possesses and what repercussions do these methods have on our existence? Privileging an empirical method of observation, Guido stages objective and demonstrable mechanisms.
If through phototropism - that is the phenomenon of orientation of organisms, or part of them, with respect to a light source - the leaves are subjected to a metamorphic process that changes the shape, moulding it by the impulse of light - similarly, photography generates impressions that can evoke the volumetric surfaces of what it captures. In this sense, phototropism and photography are in a close relationship: the vine leaf shaped by light assumes for the artist a volumetric and plastic consistency born in continuity with the imposition of light itself. As for the "impressions" of Medardo Rosso, the vine leaves photographed with macro-optics are transformed under the eyes of the viewer imprinting of a light that builds volumes and sizes.
A last corpus of works is represented by some wooden and glass cases inside which the ceramic oak galls - made with the potters of Albisola and Montelupo Fiorentino (FI) in collaboration with the Museum of Ceramics of Savona and the Museum of Ceramics of Montelupo - rise above floor plans of ancient architectures.
Andricus Dentimitratus, Andricus Quercuscalicis, Andricus Quercustozae are some of the insects that generate a mechanism of transformation of plant tissue through their sting or spawning, which usually happens on oak trees. Within these works, biodegradable architecture and eternal architecture co-exist to underline the connection between two animal worlds - that of insects and that of men – separated only in appearance. Guido stimulates a reflection starting from this parallelism: the insect employs the plant kingdom to build a small autonomous ecosystem that, as soon as satisfied, returns part of the circularity of the biological cycle; man, in turn, exploits the available mineral resources, often arriving to an irreversible consumption.
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z2o Sara Zanin è lieta di presentare taphrina deformans garden project_2021, terza mostra personale di Michele Guido (Aradeo, 1975).
Prendendo in prestito il proprio titolo dal fungo ascomicete Taphrina deformans, in grado di attaccare le foglie di pesco e di vite rendendole bollose, il progetto articola gli spazi della galleria attraverso un ensamble di lavori fotografici e installativi che si risolvono intorno a tre elementi precipui della ricerca di Michele Guido: lo spazio architettonico inteso come spazio costruito, e per questo soggetto a processi antropologici sedimentati; gli ecosistemi naturali e le possibilità di interscambio tra di essi e le architetture costruite, secondo una geometrizzazione dello spazio che attraversa la storia dell’uomo arrivando sino ai giorni nostri; il giardino da intendersi come luogo funzionale ad una riflessione profonda sulla biodiversità e sul concetto di climax legato agli equilibri ecosistemici.
Da anni interessato a raccogliere e documentare, attraverso uno studio analitico, molti dei processi che si manifestano all’interno del mondo naturale producendo fenomeni di cambiamento e trasformazione, Guido custodisce un proprio archivio personale: il repository diviene così uno strumento di indagine sul mondo, sui processi e ciò che ne consegue. Facendo riferimento all’archivio come deposito cognitivo, l’artista getta uno sguardo sulle potenzialità implicite nell’accesso privilegiato agli strumenti della conoscenza.
Come l’uomo impiega gli strumenti di indagine di cui è in possesso e quali ripercussioni hanno queste modalità sulla nostra esistenza? Privilegiando un metodo empirico di osservazione, Guido mette in scena meccanismi oggettivi, e dimostrabili.
Se attraverso il fototropismo - ossia il fenomeno di orientamento di organismi, o parte di essi, rispetto a una sorgente luminosa - le foglie vengono sottoposte a un processo metamorfico che ne muta la forma, plasmandola per impulso della luce - allo stesso modo, la fotografia genera delle impressioni in grado di evocare le superfici volumetriche di ciò che carpisce. In questo senso, fototropismo e fotografia vengono posti in stretta relazione: la foglia di vite plasmata dalla luce assume per l’artista una consistenza volumetrica e plastica nata in continuità con l’imporsi della luce stessa. Come per le "impression" di Medardo Rosso, le foglie di vite fotografate con ottiche macro si trasformano sotto gli occhi dello spettatore imprimendosi di una luce che costruisce volumi e dimensioni.
Un ultimo corpus di opere è rappresentato da alcune teche in legno e vetro all’interno delle quali le galle in ceramica - realizzate con i ceramisti di Albisola e di Montelupo Fiorentino (FI) in collaborazione col Museo della Ceramica di Savona e col Museo della Ceramica di Montelupo – si ergono al di sopra di planimetrie di architetture antiche.
Andricus Dentimitratus, Andricus Quercuscalicis, Andricus Quercustozae sono alcuni degli insetti che innescano un meccanismo di trasformazione del tessuto vegetale tramite la loro puntura o la deposizione delle uova, che avviene generalmente sugli alberi di quercia. All’interno di questi lavori, architettura biodegradabile e architettura eterna co-esistono a sottolineare il legame tra due mondi animali – quello degli insetti e quello degli uomini – separati solo in apparenza. Guido stimola una riflessione partendo da questo parallelismo: l’insetto impiega il regno vegetale per costruire un piccolo ecosistema autonomo che, non appena soddisfatto, rientra nella circolarità del ciclo biologico; l’uomo, a sua volta, sfrutta le risorse minerali disponibili arrivando a un consumo spesso irreversibile.
MICHELE GUIDO | taphrina deformans garden project_2021
Duration: September 28 > December 1, 2021
Location: z2o Sara Zanin, via della Vetrina 21
Opening hours: Mon-Fri | 1-7 pm
Info: info@z2ogalleria.it