The illusory potential of photography, which marks the research of Silvia Camporesi (Forlì, 1973), is articulated and developed through the suggestions of three Italian places which, due to their characteristics, respond to particular features of uncommon or unusual and in which belongs a specific forcing of the landscape, a radical intervention that has changed the fate of the place in itself.
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Silvia Camporesi
Forcing the landscape
Curated by Angel Moya Garcia
new opening hours: Monday-Saturday, 1-7 pm
Info at:
- mail: info@z2ogalleria.it
- telephone: +39 0670452261
The illusory potential of photography, which marks the research of Silvia Camporesi (Forlì, 1973), is articulated and developed through the suggestions of three Italian places which, due to their characteristics, respond to particular features of uncommon or unusual and in which belongs a specific forcing of the landscape, a radical intervention that has changed the fate of the place in itself.
In particular, the first room of the gallery is dedicated to the “Isle of Roses”, an artificial platform of 400 m² which stood in the Adriatic Sea 11.612 km off the coast of Rimini and 500 m outside the Italian territorial waters. Built by the Bolognese engineer Giorgio Rosa, on 1 May 1968 it proclaimed the status of an independent state and although it gave itself an official language (Esperanto), a government, a currency and a postal issue, it was never formally recognized by any country in the world as an independent nation. Occupied by the Italian police forces on June 26, 1968 and submitted to a naval block, the Isle of Roses was demolished in February 1969. The episode was slowly forgotten, considered for decades only as an attempt to "urbanize" the sea to obtain advantages of a commercial nature. Only since the first decade of 2000 it has been considered as a subject for documentary researches based on the utopic aspects of its genesis.
The second room is instead directed towards the Mirror of Viganella, a town of 200 inhabitants in the Antrona Valley (VCO Province). From 11 November to 2 February of each year, for 83 days, the town is in total absence of sun due to the opposite mountain. For this reason, in 2006 the then mayor Franco Midali and the architect Giacomo Bonzani decided to build a 40 square meter mirror nearby the town, capable of reflecting sunlight in the direction of the valley, even in the dark months. The mirror can direct the sun's rays in real time towards predetermined places, for example the pedestrian part of the main square and illuminates the village during the winter, for 6 hours a day. The return of natural light is still celebrated today, on February 2 of each year, with a big party.
Finally, in the last room we find the town of Fabbriche di Careggine. A ghost town in the province of Lucca, in the municipality of Vagli Sotto, abandoned in 1947 and then submerged by the waters of the artificial lake of Vagli formed following the construction of a hydroelectric dam. Lake Vagli, the largest hydroelectric basin in Tuscany, has been emptied for maintenance on four occasions, the last one in 1994. Since then, the town of Fabbriche di Careggine has never seen the light.
Three environments documented through photographs, videos and archive materials that highlight the ambiguity between reality and fiction, the need to search for fragments of memories, the consequences of a certain unbridled anthropization and the curiosity that is hidden in contexts on the edges of normality. Utopian atmospheres, suspended and crystallized, in which the landscape is artificially conceived from scratch, unhinged to avoid abandonment or submerged as the only way to avoid oblivion and its disappearance from geographical maps. An alteration of the landscape that intersects with the possibilities of manipulation by photography and which leads the artist to question the infallibility of this medium to faithfully reproduce reality.
Angel Moya Garcia
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Silvia Camporesi
Forzare il paesaggio
a cura di Angel Moya Garcia
Nuovi orari: lunedì-sabato, 13.00-19.00
Per informazioni:
- mail: info@z2ogalleria.it
- numero telefonico: +39 0670452261
Il potenziale illusorio della fotografia, che segna la ricerca di Silvia Camporesi (Forlì, 1973), viene snodato e sviluppato attraverso le suggestioni di tre luoghi italiani che, per le loro caratteristiche, rispondono a particolari caratteri di insolito o inusuale e in cui si manifesta una specifica forzatura del paesaggio, un intervento radicale che ha modificato le sorti del luogo stesso.
In particolare, la prima stanza della galleria viene dedicata all'isola delle Rose, una piattaforma artificiale di 400 m² che sorgeva nel mare Adriatico a 11,612 km al largo delle coste di Rimini e 500 m al di fuori delle acque territoriali italiane. Costruita dall'ingegnere bolognese Giorgio Rosa, il 1º maggio 1968 autoproclamò lo status di Stato indipendente e pur dandosi una lingua ufficiale (l'esperanto), un governo, una moneta e un'emissione postale, non fu mai formalmente riconosciuta da alcun paese del mondo come nazione indipendente. Occupata dalle forze di polizia italiane il 26 giugno 1968 e sottoposta a blocco navale, l'Isola delle Rose fu demolita nel febbraio 1969. L'episodio venne lentamente dimenticato, considerato per decenni solo come un tentativo di "urbanizzazione" del mare per ottenere vantaggi di natura commerciale. Solo a partire dal primo decennio del 2000 esso è stato oggetto di ricerche e riscoperte documentarie imperniate invece sull'aspetto utopico della sua genesi.
La seconda stanza viene invece indirizzata verso lo Specchio di Viganella, un comune di 200 abitanti della Valle Antrona (Provincia VCO). Dall'11 novembre al 2 febbraio di ogni anno, per 83 giorni, il paese si trova in totale assenza di sole a causa della montagna antistante. Per questo motivo nel 2006 l’allora sindaco Franco Midali e l'architetto Giacomo Bonzani fecero costruire nelle vicinanze del paese un grande specchio di 40 metri quadrati in grado di riflettere la luce solare in direzione della vallata, anche nei mesi di buio. Lo specchio è in grado di dirigere in tempo reale i raggi solari verso i luoghi prestabiliti, ad esempio la parte pedonale della piazza principale e illumina il villaggio durante l’inverno, per 6 ore al giorno. Il ritorno della luce naturale viene ancora oggi celebrato, il 2 febbraio di ogni anno, con una grande festa.
Infine, nell’ultima stanza troviamo il paese di Fabbriche di Careggine. Un paese fantasma della provincia di Lucca, nel comune di Vagli Sotto, abbandonato nel 1947 e quindi sommerso dalle acque del lago artificiale di Vagli formatosi a seguito della costruzione di una diga idroelettrica. Il Lago di Vagli, il più grande bacino idroelettrico della Toscana, è stato svuotato per manutenzione in quattro occasioni, l’ultima, nel 1994. Da allora il paese di Fabbriche di Careggine non ha più visto la luce.
Tre ambienti documentati attraverso fotografie, video e materiali di repertorio che evidenziano l’ambiguità tra realtà e finzione, l’esigenza di ricercare frammenti di memorie, le conseguenze di una sfrenata antropizzazione in determinati luoghi e la curiosità che si cela in contesti al margine della normalità. Atmosfere utopiche, sospese e cristallizzate in cui il paesaggio viene concepito artificialmente ex novo, scardinato per evitare l’abbandono o sommerso come unico modo di evitare l’oblio e la loro scomparsa dalle carte geografiche. Un’alterazione del paesaggio che si interseca e si stratifica a sua volta con le possibilità di manipolazione della fotografia e che porta l’artista a mettere in discussione l’infallibilità di questo mezzo per riprodurre fedelmente la realtà.
Angel Moya Garcia
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